di Angel e Maia Un capitolo importante della riabilitazione bio-psico-sociale è quello che riguarda i disturbi del comportamento alimentare (i Dca) di cui si è parlato lo scorso 8 marzo durante il decimo incontro della serie di eventi in corso di svolgimento alternativamente nel Centro diurno dipartimentale di Selargius e di Marina Piccola, con la proposta di esplorare l’universo della riabilitazione psichiatrica. Questo obiettivo è stato raggiunto grazie alla collaborazione tra l’equipe del servizio Riabilitazione del Dipartimento di Salute Mentale, i centri diurni e l’associazione Voci dell’Anima.
“In passato si è insistito molto sugli aspetti di cura mediante il modello bio-medico, attualmente si tratta di attivare una riabilitazione bio-psico-sociale che comprenda e curi tutti gli aspetti della persona con sofferenza psichica”, ha spiegato il dottor Alberto Santoru del servizio Riabilitazione del Dipartimento di Salute Mentale, nell’introdurre l’intervento della presidente dell’associazione Voci dell’Anima, Elisabetta Manca di Nissa.
I Dca si presentano generalmente come alterazione delle normali abitudini alimentari. Principali disturbi sono la bulimia, l’anoressia e il disturbo da alimentazione incontrollata. I Dca colpiscono soprattutto le donne nell’età adolescenziale.
“Per quanto riguarda la cura e il trattamento dei Dca, in Sardegna si lavora soprattutto grazie alle associazioni che compensano la mancanza di strutture adeguate” ha spiegato Manca di Nissa. “L’associazione Voci dell’Anima è costituita da familiari e conoscenti uniti dalla volontà di offrire una risposta ad un gravoso problema, occupandosi anche di sensibilizzare le istituzioni e divulgare informazione. Infatti dal 2011 organizza anche percorsi di formazione e un convegno, ‘Il corpo negato’, cui fanno seguito altri incontri”.Nel 2012 è nato anche il gruppo Ama, ovvero un insieme di persone che praticano l’auto mutuo aiuto per soccorrere i soggetti con disturbi del comportamento alimentare. Nel gruppo Ama familiari e conoscenti si riuniscono più di una volta al mese, condividendo momenti positivi e momenti negativi, miglioramenti e recidive.
Ai convegni fanno seguito numerose iniziative di sensibilizzazione quale la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla di Cagliari all’ExMa, dal titolo “Ciò che mi nutre mi distrugge”.
“Le attività di sensibilizzazione si susseguono numerose quasi a sottolineare la difficoltà di sostenere una persona affetta da disturbi del comportamento alimentare” ha concluso Manca di Nissa.
Anche gli interventi successivi a quello della presidente hanno evidenziato l’accoglienza favorevole che si respira all’interno del gruppo Ama, clima che è indispensabile ad un proficuo lavoro di gruppo.
È intervenuto un padre: “Mia figlia stava per morire, è stata salvata a Milano. Ma rientrata in Sardegna si è riaggravata. Tenevo mia figlia quasi in braccio, fra le mani, il viaggio è stato difficile. Per questo ho voglia di lottare perché nell’isola si facciano dei centri”.
Una mamma racconta: “Mia figlia negava la sua malattia, mi diede aiuto Anna Pisano. Ho fatto un percorso extra regionale, adesso con mia figlia seguiamo l’associazione e sta meglio”.
Riflessione di un padre: “Vi può anche essere uno sdoppiamento della personalità in quanto mia figlia diceva che lei sì era molto magra, ma quando si guardava allo specchio si vedeva grassa”.
Parla un’altra mamma: “Mia figlia svolgeva un’attività sportiva molto intensa, poi ha iniziato a conteggiare le calorie, faceva 20 km al giorno e alla fine è subentrato il problema dell’umore. Secondo gli specialisti questo problema si può celare anche nelle persone che non sono né grasse né magre ed esagerano con un’attività fisica”.
Nel corso della serata non sono mancate le domande dal pubblico. La psicologa Stefania Cuccu chiede: “Quali sono i passi per accompagnare un genitore e il figlio al percorso?”. “Bisogna fare una diagnosi da uno psichiatra o da uno psicoterapeuta” ha risposto Manca di Nissa, “motivarli a curarsi, perché questi sofferenti cercano di nascondersi, fanno finta di niente. È un disturbo che rassicura, ci si sente come in una cuccia”.
Domanda il dottor Alberto Santoru: “Come cosa ti fa riconoscere la malattia? Qual è la percezione e l’immagine di se stesso, del proprio stato mentale?”. “È legata alla scarsa stima di sé, alla preadolescenza, alla paura di affrontare il mondo e di non farcela. È un carico che le ragazze pensano di non riuscire ad affrontare, perché sentono di dover essere belle come delle veline e al tempo stesso devono studiare. Spesso questo disturbo è legato alla depressione, allo stato dell’umore: provano euforia e tristezza infinita. È un disturbo bipolare. Detestano mangiare in compagnia. Il loro pensiero è: ‘non posso essere bella, seduttiva e intelligente, quindi tanto vale rinunciare al cibo e alla vita’”.
“Si deve iniziare dalle scuole medie”, ha spiegato la psichiatra Cecilia Sannais, “perché la strutturazione di questa personalità se la porteranno per tutta la vita. Penseranno al cibo in termini di calorie. Bisogna anticipare, studiare degli stili familiari”.
Non possiamo vedere l’anima smarrita dei nostri figli, a causa di una società che ha come modello un corpo perfetto marmoreo, anche se in realtà non lo è. È il prezzo della bellezza che non ha anima e snatura ciò che si è nel profondo.Ma in uno stile di vita sano, l’importante è essere se stessi, nella nostra diversità e unicità, individualità fisica e psicologica, così come siamo: un singolare arricchimento.
Guarda il video dell’Evento: https://youtu.be/VjBmXHjmZQk
Guarda l’intervista all’associazione Le Voci dell’Anima: https://youtu.be/e4qwVSX3Tvg