A cura della Redazione. Un episodio di rilevanza per rintracciare quelle che sono state le origini del quartiere della Marina è stato, nel XIII sec., la sottomissione della giudicessa Benedetta di Cagliari da parte del giudice di Gallura, il pisano Lamberto Visconti. Sposata la nobildonna il giudice ottenne il Colle situato a est di S.Igia dove venne fortificata la rocca di Castel di Castro, che comprendeva i due quartieri storici di Castello e Marina.
Come si è già detto in un precedente articolo il porto di Cagliari è sempre stato una meta ambita dai vari popoli che vedevano in esso un punto di approdo ideale per le varie navi che facevano rotta nel Mediterraneo. L’epoca medievale, contrassegnata dalla presenza dei giudicati, vide una sempre maggiore influenza del porto.
Notizie precise sulle molteplici attività del porto di Cagliari ci giungono da un Autore illustre, Antoine Claude Pasquin detto Valery, che intorno al 1834, durante un suo soggiorno a Cagliari, scrisse il libro “ Viaggio in
Sardegna”, dove riporta numerosi dati: “ … Il numero delle navi mercantili ammonta ogni anno a 300, benché succeda ogni tanto che per tutta la settimana non ci siano arrivi né partenze. I principali scambi si svolgono con Genova, Marsiglia, Livorno, Napoli e Malta…”.
Anni Ottanta, scesa dal tram in direzione via Roma camminavo verso via Baylle, per giungere in Piazzetta Dettori dove era situato il mio liceo artistico, ex convento dei Gesuiti.
Le strade che percorrevo quotidianamente erano ricche di tesori per noi aspiranti artisti, ma l’angolo che preferivo era il bar di fronte alla scuola luogo di relazioni fra studenti.
La mattina presto era un susseguirsi di profumi di caffè, brioches e del pane dolce o panzerotto, il mio preferito, dall’odore inebriante e pervasivo. La via Baylle era sede di svariati negozietti e bancarelle multietniche: una in particolare, attirava la mia attenzione perchè vendeva strani “involucri di fango”, somigliante a dei tubicini che ospitavano dei vermi di mare: i cosiddetti trimuligioni, un’ esca da pesca dall’odore pungente che sentivo sin dall’imboccatura della strada. Gli odori qui da secoli scandiscono il tempo, al mattino discende un afrore distinto dalle finestre spalancate appena, poi l’odore caldo del caffè, del bucato ed infine quello degli arrosti di pesce, di carni, non manca a saziare l’aria, quell’odor speziato dei kebab e della cucina indiana.
Fin dagli albori il quartiere brulicava di pescatori, mercanti, reclutatori militari, artigiani, che riempivano gli spazi d’una frenesia innata. Spesso imbattendomi nelle strette viuzze dove il sole timido s’affaccia piano e la salsedine abbraccia ogni parete, ogni viso, ogni balcone, un fremito di sentimentalismo mi assale ripensando alla via Barcellona. In epoca catalana vi era un calpestio frenetico di carri, di genti, dove l’arte prendeva forma in ogni dimensione e la sera era facile ascoltare le tanto declamate serenate, forse stonate, di aitanti giovani che solevano cantare alle anelate spasimanti protese dai balconi liberty dai fiori cangianti.
Questo quartiere, visto dal mare, appare come un anfiteatro che regala uno spettacolo unico di luce e sole e influisce sullo stile di vita, sull’ umore e sul carattere delle persone. La marina è da secoli tumulto di genti che hanno lasciato un’impronta, talvolta indelebile, e dato un volto caratterizzando un’identità multietnica oggi più che mai tangibile.
Il quartiere non ha mai avuto pretese espansionistiche, soffocando questo desiderio nella possenza del mare dai confini infiniti. Ha subito nel corso dei secoli numerose incursioni e dominazioni cambiando per ben tre volte addirittura il nome: infatti i romani chiamarono l’attuale marina con il nome di Bagnaria, nome utilizzato fino al medioevo. In epoca pisana fu nuovamente battezzata con il nome di Lapola. Infine i Catalani riprodussero in terra sarda un minuscolo quartiere di Barcellona, edificando una chiesa in onore alla patrona della stessa città dedicata a Sant’Eulalia. I Catalani chiamarono il quartiere La marina. Difficile mantenere la cagliaritanità con la sua cultura, le sue tradizioni, la propria identità quando un passato così mutevole ha palesemente tollerato ingerenze spesso forzate. Quando poi nel 1943, nel corso della seconda guerra mondiale, gran parte della città venne distrutta e spazzata via dai bombardieri angloamericani, nel quartiere della marina rimase ben poco: qualche casa della confraternita dei genovesi, la chiesa di Sant’Eulalia, un grande specchio della barberia più famosa del quartiere. All’ora e dopo fu forte l’orgoglio, la forza e la volontà di ricostruire la città. La marina è un concentrato di passato dove rimangono ancora impresse le orme di molte genti. La Catalogna è certo di casa, un quartiere che oggi come allora non manca di nulla: nacque qui in epoca medievale il primo ospedale per lebbrosi, San Leonardo, le prime banche e i primi Hotel, che nacquero nel 1399. La Marina è sempre stato luogo trafficato da viaggiatori, mercanti e marinai che trovavano alloggio nei principali alberghi storici: l’Hotel du Progres e la Scala di Ferro, che ospitarono celebri personaggi, tra i quali Honorè de Balzac e Lawrence.
La marina oggi è sede dei centri istituzionali più importanti della regione. Qui la gente andava e veniva: la frenesia commerciale era un tratto distintivo che la contraddistingue tutt’oggi.
Il quartiere non ha mai vissuto di sbadigli, tutt’altro: il via vai ha sempre contaminato gli usi, i costumi, la lingua; basti pensare che fino ai primi anni dell’ ottocento alla marina si parlava il catalano. La via principale era la via Barcellona, paragonabile all’attuale via Roma, abitata dalle famiglie più ricche, quartiere generale del commercio e degli affari d’ogni genere.
Il presente della Marina è il turismo con la forte ripresa della ristorazione e il richiamo della vita notturna. E’ legittimo registrare dei forti cambiamenti anche per quanto riguarda la ben nota multiculturalità del quartiere, con prevalenza di cingalesi, che popolano le strade del quartiere. La marina ha il sapore del mondo, non è più un semplice dedalo di strade che dal porto si dipartono per il castello. Oggi qui esplode con prepotenza ed esuberanza la Cagliari turistica.