Di Maia. Mi sono posta sempre tante domande nella vita, alcune son rimaste lì senza una risposta, un dì di questi mi chiedono: “Hai un sogno”? io rispondo: provo a pensarci. Mi è sembrato strano non rispondere con immediatezza poiché di sogni ne avevo e ne ho tanti, ma dove sono andati a finire! Erano dai più semplici come imparare a suonare una chitarra e cantare, ai più ardui come avere una famiglia.
Un marito l’ho conquistato, ma io, Maia, cosa sogno? Forse ho smesso di sognare da tanto? Non credo; mi sento già realizzata? In parte; penso che la vita sia tutta qui? Può darsi.
Ricordo quando sognavo l’amore, quello bruciante ed appassionato, concreto, profondo ed impegnato, capace togliermi il sonno con piacere, di farmi sentire appagata, un amore che fosse importante per il mio futuro.
Che pasticcio nella mente, erano belli quei tempi in cui potevo scegliere quale strada percorrere, quale potesse tangere il mio destino. Eccomi, oggi in me matura una consapevolezza ed ho come la sensazione di aver bruciato tutte le mie opportunità. Ah!!! Se io avessi voluto! Se io fossi stata! Il liceo artistico era pure l’indirizzo giusto, ma dinnanzi mi si presentò una strada tortuosa, quella benedetta adolescenza mi sconvolse ed io impotente cedetti alle lusinghe di fanciulla.
Ero la classica “artista” sbandata, ora illuminata, ora perduta. Considerata come un mistero irrisolvibile. Epoca di trasgressioni quella, ragazza traviata ma allieva corretta o forse il contrario non so, certo è che i miei disegni destavano stupore, incredulità. Ragazza a tratti contestata e motivo di disputa tra gli insegnanti; conquistai un diploma ma ora che importa e poi di vero c’è che neanch’io so bene chi sono.
Ora ho ripreso a dipingere e faccio parte di un gruppo del Centro diurno dipartimentale di Cagliari con il quale realizziamo dei lavori in ceramica. Sarà forse la ceramica la mia meta? C’è un detto che dice: quando sogni sogna in grande. Devo spararla grossa: vorrei avere la forza di realizzare una mia personale, ecco l’ho detta. Devo solo credere in me stessa, ma soprattutto vincere la timidezza. L’ideale sarebbe fare l’esposizione e poi … scappare.
Questa sarebbe la vera battaglia, vincere le paure, allora sarebbe come volare, correre e buttarsi a capofitto nel vuoto, planare e poi con un battito d’ali respirare l’immensità, la libertà, osservare tutto dall’alto afferrare la vita e stringerla forte. La vita potrà presentarsi amara io pertanto continuerò con tenacia il mio viaggio personale con l’intento di trovare la mia parte più vera nella ricerca assidua e costante della conoscenza e della consapevolezza; perché vorrei dare un senso ed una meta alla mia esistenza e come diceva Seneca: una vita senza meta è vagabondaggio.