Di Girasole. Villanova giace distesa lungo traiettorie diseguali
disegnate dai coppi esausti, verdastri ed ingialliti dei bassi.
Villanova è un passo di gatto che avanza silenzioso,
raggomitola la storia senza far rumore. Grasso s’arrampica sui balconi fioriti
percorre i viali e gli ameni conventi.
Villanova è terra che sa di pane
e profuma di mosto
è una tela di bisso preziosa come la muliebre bellezza che la pervade.
Una contrada cheta si scalda nel braciere della saggezza, negli inverni più freddi
facendoti le fusa e si rannicchia all’ombra del Castrum con quell’aria un po’ contadina
e cittadina appena.
Villanova è profumo di fiori di danza semitica
di canti a rallegrar i viandanti.
È un gatto che scappa al clamore e lesto al suon delle campane traversa i solchi e gli orti
che diventan strade e piazze.
Muto è il vento di maestro che rimane ad osservare
mentre Villanova s’avvicina seppur immobile,
ed è città e di tanto si figura in vanità negli specchi d’acqua
che i chiostri conservan cari.
Due passi ancora e t’appresti ad ammirar ciò che rimane e si conserva, ciò che è vivo e s’innamora d’una
bellezza fatale, un nuovo tocco di campane e la senti vibrare senza vanto né fasto nell’equilibrio mai
domo d’un tempo mai passato. S.S