Intervista allo psichiatra Alessandro Coni, direttore del dipartimento di salute mentale ATS di Cagliari, in occasione della quarta edizione dei “Sentieri di libertà, in località Niala.
“Buonasera! Siamo della Redazione web: www.lasentiquestavoce.com, e abbiamo qui il dottor Alessandro Coni”.
«Buonasera!”
“Vorremmo parlare del trekking che si è organizzato: Sentieri di libertà 2019. Allora dottor Coni, momenti aggregativi molto importanti, meeting, plenaria. Oggi qui a Ussassai abbiamo un grande raduno di gruppi. Dunque, sono momenti molto importanti: la coesione di gruppo, il ritrovarsi assieme, condividere momenti. Ci può dire qualcosa di più sull’utile che si ricava da questi momenti e incontri?”.
«Ormai tutti concordano con il fatto che la relazione sia fondamentale nei percorsi di cura e guarigione. Quindi attraverso la relazione si recupera se stessi, si recupera il benessere, e d’altra parte noi diventiamo quello che siamo attraverso le relazioni che abbiamo con i nostri genitori e con le persone che incontriamo nella vita. Questo è un momento in cui si può sperimentare una relazione molto allargata con persone che vengono da realtà diverse della Sardegna, accolti dalle comunità, dalle Istituzioni come la protezione civile, il soccorso alpino, il CAI (Club Alpino Italiano) che lavorano insieme a noi con le associazioni, con il vostro gruppo; così si costruisce una grande famiglia nella quale ci si incontra, si sta anche insieme, si cerca di condividere; dove non sentirsi soli ma parte del gruppo, per trovare la forza e il coraggio per se stessi anche un po’ ritrovandosi separati dal gruppo stesso».
“Autonomi, quindi. Condividere valori di rete. Volevamo dire a questo proposito, un’organizzazione molto complessa mi immagino: trecento partecipanti, quanti siamo, provenienti da varie località. Ci può dire magari come si può organizzare un evento così complesso per ottenere dei risultati effettivi, raggiungere degli obiettivi, se non proprio di guarigione, di miglioramento?”.
«Eh! Non è complesso, è molto più, complessissimo! Organizzare una manifestazione come questa è di una difficoltà impressionante. Ci sono molti dettagli da curare, dei rischi da affrontare perché siamo tantissimi. Ieri eravamo quasi trecento e questo non è semplice perché sei in un luogo di montagna dove si cammina, si può inciampare, può succedere di tutto, e proprio in questa edizione abbiamo avuto anche due incidenti particolarmente gravi. Proprio con l’aiuto dell’organizzazione stiamo riuscendo a risolverli, almeno uno è totalmente risolto. Noi sappiamo benissimo che ci sono dei rischi e facciamo il meglio per poterli abbattere, ma sappiamo bene che ci sono, questo ci preoccupa non poco. Sappiamo che dobbiamo fare di più per evitarli, per rendere il progetto più sicuro; però non li potremmo mai abbattere del tutto. Riteniamo che, come per un figlio, bisogna avere il coraggio di lasciarlo andare, di rischiare per aiutarlo a trovare se stesso e la sua autonomia. Così desideriamo accompagnare le persone che hanno un disturbo psichiatrico in un percorso di recupero, di ricerca di una propria autonomia, di una propria identità, del proprio modo di essere e di stare al mondo».
“Quindi, a proposito di questo, nel tempo, come prevedete di modificare l’organizzazione o di migliorarla o di aprirla a più persone? Oppure possiamo dire che questa edizione del 2019 è già il top delle edizioni?”.
«Per i partecipanti mi vengono i brividi perché siamo tantissimi. Diciamo che il progetto è diventato complesso, così ricco di persone con esperienze diverse, professionalità diverse. Non sappiamo cosa accadrà, non sappiamo come si svilupperà. Questa è la bellezza di questo progetto. Non è standard, non è lineare. I filosofi attuali direbbero che qualcosa sboccerà, fiorirà da tutto questo incontrarsi. Nasceranno delle cose che oggi non saremmo in grado di prevedere. Di fatto Sentieri di libertà è figlio di altri progetti cui siamo arrivati pian pianino, non immaginando che saremo arrivati fin qui. C’è una spirale positiva. Alla fine abbiamo la fortuna di partecipare e di vedere che cosa accadrà, perché le cose possono andare sempre meglio, poi chissà cosa accadrà. Grazie a Dio non lo sappiamo».
“Noi abbiamo potuto godere dei benefici del trekking in questi giorni. Volevamo chiedere al dottor Coni, questi benefici, questi miglioramenti, si notano subito oppure a lungo andare nel tempo? Noi ne abbiamo beneficiato e sappiamo già che effettivamente si sta meglio, si ottengono dei risultati, ci si carica, ma in quale percentuale abbiamo poi risultati a lungo termine?”.
«Ci sono vari modi per esaminare questo aspetto: abbiamo fatto dei lavori di ricerca scientifica, pochi, perché tanti richiedono tempo e quindi diciamo che da un punto di vista scientifico ci sono tante dimostrazioni che attività di questo tipo funzionano. Ci sono dei dati qualitativi che osserviamo nelle persone che stanno con noi e vediamo dei miglioramenti, nell’auto-osservazione anche negli operatori. Chiediamo cosa ci da il trekking e il trekking in questo momento di riflessione ci dà tantissimo. In questi anni siamo cambiati, siamo cresciuti, abbiamo capito delle cose in più della vita, di noi stessi, di come stare al mondo. La bellezza di questo progetto è proprio che ci si rende conto di cambiare pian pianino nel tempo. Forse potremmo dire che la malattia mentale sia proprio questo: l’impossibilità di cambiare e l’essere congelati in un eterno presente, dove tutto rimane immutato. Invece essere nella vita vuol dire che cambiano le stagioni, si invecchia, dopo qualche anno si è diversi da come si era prima. Questo è essere al mondo in maniera salutare: nel momento in cui tutti cresciamo, cambiamo, questo progetto ci ha aiutato a utilizzare meglio il nostro tempo; e arrivare, invecchiando, dicendo: magari ne è valsa la pena».
“Ci spiegherebbe meglio la metafora della montagna come vaso alchemico?”
«Montagna come vaso alchemico è semplicemente uno spazio e un tempo, nel quale le cose si mischiano, si incontrano, si uniscono, si dividono, c’è un po’ di caos, poi si ristabilisce una situazione di linearità, e infine qualcosa emerge in termini di significato, di senso, di verità».
“Ha anche detto: «La montagna ci ha trasformati tutti»”.
«Sì, perché camminando si cambia. Noi diventiamo quello che siamo parlando, camminando, incontrando gli altri. Camminare ci dà la possibilità di conoscere il mondo, noi stessi, gli altri e di cambiare. Quest’anno abbiamo la vostra Redazione con noi, siamo felici, vuol dire che questa grande famiglia nomade sta crescendo, si sta arricchendo, ci sono sensibilità che si incontrano qui con noi e questo è un ulteriore arricchimento. Una delle cose straordinarie di questo progetto è la presenza della Protezione Civile, il soccorso Alpino, le comunità locali, le associazioni di volontari e quindi c’è questo incontro di associazioni diverse che fanno uno spazio alchemico».
“Ok, benissimo! Ringraziamo molto il dottor Coni. Dalla Redazione web è tutto. Arrivederci!”.