A Marina piccola si semina benessere e si raccoglie salute, tutto grazie all’orto-cultura. Nato nel 2016, il progetto coinvolge dodici utenti che si incontrano tre volte a settimana per prendersi cura di semi, ortaggi, oltreché di se stessi e del gruppo. È una tecnica di coltura particolare quella usata nel Centro diurno dipartimentale di Marina piccola, dove sono banditi pesticidi, concimi e agenti chimici, perché sono le piante – aiutate da batteri e funghi – che provvedono a nutrire il terreno e a proteggersi reciprocamente da parassiti e condizioni inospitali. Un’attività accessibile a tutti perché pensata per superare barriere fisiche e architettoniche.
«Abbiamo costruito dei bancali rialzati garantendo a tutti la partecipazione all’attività», spiega Stefano – ideatore e curatore del progetto – facendo riferimento a chi generalmente non può occuparsi del verde. «Abbiamo inoltre realizzato un orto naturale: si cerca di ricreare un mini ecosistema. L’obiettivo è quello di avvicinarsi al disegno della natura anziché al progetto dell’uomo. Ad esempio abbiamo realizzato un laghetto artificiale che sarà la casa di insetti predatori di quelli nocivi agli ortaggi», aggiunge l’operatore. Ed è così che all’ombra della Sella del Diavolo prosperano pomodori, patate, carote, peperoni, spinaci, cipolle, profumate erbe aromatiche e fiori colorati. Non solo: ogni orticultore mette a frutto la cura per se stesso e per gli altri, rispettando i propri tempi e le proprie caratteristiche. Preziosa la fase della raccolta quando i prodotti della terra si trasformano in socialità e condivisione. A Marina piccola di tanto in tanto si organizzano dei pranzi a base di verdure appena colte, cucinate e consumate con gli altri utenti e operatori. «Dopo la fase iniziale, ossia il prendersi cura di un essere vivente in maniera responsabile, c’è grande soddisfazione per ogni frutto raccolto che inizialmente viene condiviso con i partecipanti il laboratorio di orto-coltura e successivamente si apre al gruppo allargato, con apertura all’esterno», conclude Stefano. «Il lavoro che si svolge nell’orto dà molte soddisfazioni come per esempio portare a casa i prodotti e cucinare gli ortaggi raccolti e fare un pranzo frutto delle proprie mani e condividerlo», racconta una partecipante. Un percorso che dimostra come accompagnare una pianta nella crescita significa prendersi cura di se stessi perché nessuno è veramente maturo fino a quando non si regge sui propri piedi.