Luis Sepulveda
Il vecchio che leggeva romanzi d’amore
Antonio Josè Bolivar è uno come loro,ma non è uno di loro.
In una storia che si svolge nella foresta Amazzonica Ecuadoriana con ritmi e gesti lenti radicati ed ancestrali si muove in slow movie il protagonista di questo romanzo.
Terre conquistate e deturpate dall’uomo bianco a dispetto delle popolazioni indigene .
Lo snodo del romanzo, la sua chiave di volta è la repressione, la repressione in tutti i sensi, una repressione cosmica: uomini, fauna, flora e territorio che vengono difesi dal tigrillo, ultimo baluardo d’orgoglio degli Indios Ecuadoregni.
Antonio Josè Bolivar è un colono bianco, che conquista un piccolo appezzamento di terra a cui strappare dei frutti; frutti amari, infatti perde la moglie ed il contatto sociale con gli Indios Shuar; non gli resta altro che rallentare il tempo immergendosi in gesti fissi e quotidiani, uno di questi è leggere romanzi d’amore.
La foresta che gli uomini bianchi vogliono strappare agli Shuar, strappa loro la vita, consegnandoli alla morte.
Fanno da corollario al protagonista altre figure che vengono investite di ruoli mediocri e prive di cuore, cuore scordato in nome dell’ ipocrisia e del danaro, a cui pagano un caro prezzo.
L’ amore Antonio Josè Bolivar, lo conosce bene e sa che porta con se un velo di tristezza negli occhi e nell’anima.
Luis Sepulveda, nasce in una piccola città Cilena il 4 ottobre 1949, è un giornalista, regista, sceneggiatore e scrittore, da sempre la sua natura umanistica lo ha portato ad impegnarsi nel sociale in difesa dei diritti umani e dell’ambiente.
A causa del suo impegno politico ha dovuto lasciare la sua terra d’origine in seguito al colpo di stato del Generale Augusto Pinochet; così ha intrapreso il suo viaggio per i paesi dell’America Latina, fino ad arrivare dall’altra parte del globo, in Europa, più precisamente in Francia, dove non ha smesso di portare avanti il suo pensiero e la sua filosofia di vita; è membro fondante dell’ equipaggio Greenpeace.
La sua produzione letteraria ha una forte impronta Sudamericana, intesa come radici, è un apologia di terre aride, persone indifese, diritti da rivendicare e surrealismo.