A cura di Francesca Loi. Ho pochi ricordi di quando ero bambina, ma in quei ricordi ci sei sempre tu. Forse è merito di qualche foto ingiallita dal tempo, quando ancora non esistevano le macchine fotografiche digitali, né tanto meno gli effetti su snapchat o su Instagram. Mi fa ridere perché forse non sai nemmeno cosa sia snapchat, eppure quando il PC si blocca sei il primo che chiamo. Si, perché da sempre sei la persona che aggiusta tutto a casa: telefoni, aspirapolvere, televisore, stereo, macchine, ma soprattutto il mio umore. Infatti basta un tuo sorriso, un tuo abbraccio e tutto si aggiusta. Ogni volta che ho un problema, un dubbio, un’incertezza, ci sei tu che riesci sempre a sollevarmi, prendendomi per mano e stringendomi tra le tue braccia.
In questi anni dei tuoi abbracci ne ho avuto veramente bisogno. Dall’esordio della mia malattia. Ma anche prima, sai? Mi ricordo, avevo 11 anni e avevamo festeggiato la fine della prima media con una pizzata al mare, insieme alla mia classe. Fu lì che io per la prima volta baciai un ragazzo. Credo che la calamita per i poco di buono doveva essere già attiva in me, ma non mi importava, infatti appena tornata a casa io ero felice. Mi ricordo che quella sera c’eri tu, a rimboccarmi le coperte come tutte le sere da quando ero bambina. Sei stata la prima persona a cui ho raccontato del mio primo bacio. Confidente, amico, padre. Mi sono sempre fatta raccontare da te come ti sei innamorato di mamma. Vi ho sempre visti come un esempio di amore vero. Una coppia quasi mitologica, dove nessuno prevale sull’altro e le decisioni si prendono assieme. Eppure ricordo che quando è nato mio fratello, io ero arrabbiata con mamma, ma non con te. Con te non potevo prendermela e mai ho provato sentimenti negativi nei tuoi confronti. Ovviamente è uguale l’amore che provo per te e per mamma, ma con te sento sempre quel legame che mi rende simile a te. Simili e diversi nello stesso tempo. Perché vorrei essere paziente e saggia come lo sei tu, ma non lo sono. Sono impulsiva, avventata e tu non sei così. Allora mi piace prenderti come modello di vita, come esempio da seguire.
Quando eri giovane eri un ribelle, come me. Penso di assomigliare alla tua parte adolescente, anche se ormai non lo sono più nemmeno io. Quando hai conosciuto mamma, eravate molto giovani e tu hai messo da parte il tuo lato bambino, avete creato una famiglia. E anche per questo vi ammiro moltissimo. Avete fatto tutto con estrema calma: anni di fidanzamento, matrimonio, vita coniugale, lavoro fisso e figli. Tutto questo con sacrifici, togliendovi spesso privilegi per rendere privilegiati noi.
Papà, oggi ti vedo sorridente, come in questi 29 anni della mia vita. Qualche ruga tradisce le sofferenze che hai passato, purtroppo anche per causa mia. Io non volevo. Non volevo creare problemi. Avrei voluto essere una figlia perfetta, o quasi, renderti felice con una laurea, un matrimonio, dei nipoti. Per ora non ho fatto nulla di tutto questo, ma ti assicuro che l’amore che provo per te e il senso di gratitudine sono immensi. La mia famiglia è il dono più prezioso che ho avuto, ringrazio il cielo per chi mi ha messo accanto ad affrontare i miei demoni.
Papà, sei la mia roccia, ti voglio bene.
Tua figlia.