L’aiuto reciproco come amico
Finalmente la cultura sta cambiando, anche riguardo agli speciali bisogni della parte di popolazione che soffre di una malattia.
I mezzi pubblici indubbiamente favoriscono il trasporto delle persone disabili. Cagliari è già da dieci anni ormai che si è messa al passo coi tempi nella riduzione delle barriere architettoniche.
Ci siamo chiesti: che cos’è una barriera architettonica?
Abbiamo raccolto alcune testimonianze.
<< Andando in giro con il mio amico seduto in carrozzina mi sono accorta che non ci sono abbastanza scivoli e non solo; ci si mettono pure le persone che rubano il parcheggio ai disabili. Queste persone sono molto irrispettose. Per non parlare della condizione dei disabili stessi, che vivono in case antiche, dove sono intrappolati. Pensiamo ad un disabile che abita anche solo in un piano terra rialzato, con tre gradini: non ha possibilità di uscire di casa da solo >>.
<< Sono qui seduto ma io… sono sempre seduto, ho le ruote per muovermi. Sono bravissimo al computer. Posso guidare. Posso cucinare. So prendermi cura di me stesso e degli altri. Ho degli hobby. Come il decoupage e la pittura. Alcuni lavoretti mi riescono bene. Tipo portapenne, quadretti e altre cose molto carine, che vengono fuori dalle mie mani. Essere su questa carrozzina mi dà molta forza. Non mi fa sentire affatto inferiore agli altri, esattamente come è >>.
<< Non me l’aspettavo, mi è capitato all’improvviso, ho guardato la gamba ed era spezzata. Vorrei far aggiustare quelle dannate buche perché non capiti a nessun altro. Mi preoccupo degli altri sapendo i rischi che si corrono su quelle strade; ma mi sento ancora di andare avanti >>.
<< Ho trent’anni, per via di una malattia ho perso l’uso delle gambe a circa vent’anni.
Questa malattia si può sconfiggere. E’ però purtroppo vero che questo avvenimento mi ha fatto cadere in depressione. Ho iniziato ad avere strani sintomi che mi rendevano difficile affrontare la vita. Mi era difficile alzarmi e posizionarmi sulla carrozzina. Ora lavoro al computer >>.
<< Le barriere architettoniche, le nostre nemiche, sono ancora ovunque! Ci sono ancora tante difficoltà da superare. Cucino io, ho un piano cottura fatto apposta per me. Riesco a lavarmi, per ora. Ho una vasca apposita con una sedia dentro.
Pulisco io la casa. Per vie traverse ho conosciuto altri disabili, compreso un amico che soffre di depressione. Quando lui non ha fasi depressive riusciamo anche a vederci >>.
<< La gente ha una percezione delle disabilità del tutto irreale e schematizzante, come se fosse possibile classificare tutte le malattie per farle rientrare in una casella. E’ un bisogno della gente. Io invece vedo le nostre disabilità uguali. Cerco di essere vicino a chi come me ne soffre per provare ad essere di aiuto da buon amico come lo sono loro per me. Vorrei essere un mago per avere il potere di guarire i miei amici, così che stiano bene prima loro e poi io; purtroppo non posso fare altro che motivarli e consigliarli, e cercare di uscire con loro il più spesso possibile. Ciò mi causa comunque ulteriore depressione >>.
<< A volte mi chiedo se anche un gran numero di persone oltre a me non stia troppo male ingiustamente per esserci ritrovati tutti qui a vivere questa vita così inutilmente. Ma grazie a Dio ho la fede che mi ricorda che non può essere così, che la vita è sempre un dono e la Provvidenza pensa a tutti i suoi figli e che prima o poi, in questa vita o nella prossima saremo ricompensati per i nostri sforzi (o puniti per i tentativi opposti) >>.
<<Ogni tanto viene a trovarmi mia sorella. Mio padre e mia madre sono morti da tempo. Da quando mi è stato diagnosticato un glaucoma il mondo mi è crollato addosso; sapendo di non poter più vedere mi sono chiesto come avrei potuto affrontare la vita. Dipendere dagli altri mi seccava, quindi ho chiesto a un mio amico che ha capito subito il problema, prima uscivamo mi accompagnava da ogni parte poi sapendo che io dovevo essere autonomo al cento per cento, ebbe l’idea di regalarmi un cane appositamente per me che sarebbe diventato la mia guida per tutta la vita. Poi ho trovato un lavoro grazie al mio amico che mi confida della sua disabilità, non me ne ha parlato mai perché si vergognava ma, da quando mi ha conosciuta ha capito che nella vita non bisogna avere pregiudizi e che bisogna aiutarsi a vicenda per rendere la vita più fantastica >>
<< Un mio amico che ho conosciuto anni fa ha una disabilità fisica e non riesce a sentire bene. Io gli sto molto vicino e da sempre, la considero una grandissima persona, ciò che piace a me è incoraggiarlo e aiutarlo nei momenti di disagio, dolore, sofferenza e difficoltà. Ci aiutiamo reciprocamente e ci diamo forza l’uno con l’altro. Io spero sempre che le persone possano migliorare nel corso del tempo, ma non tutto è così semplice, perché quando una persona ha un qualsiasi tipo di disabilità fisica o psicofisica, non è molto semplice uscirne, penso che l’unico metodo per poter star bene e trasmettere sollievo a questa persona sia la fede, pregare e chiedere aiuto >>.
<< Da sempre la patologia nella persona induce stati d’animo e reazioni che possono portare a maturare disturbi di regressione e/o depressivi. Infatti la malattia porta ad una riduzione delle competenze sociali che, se non corrette adeguatamente, possono danneggiare l’equilibrio di una persona, già compromesso a livello fisiologico e quindi psicofisico. Non tralasciamo il fatto che molto spesso la malattia è vista come impedimento puro per il fatto che è guardata con stigma e grave pregiudizio >>.
<< Da quando mi hanno diagnosticato una grave malattia all’uso delle gambe non sapevo più cosa fare. Da subito mi sono sentito incredibilmente solo e senza speranza, pensavo a come sarebbe stata la mia vita se avessi saputo realizzare tutti i miei sogni, in primis quello di laurearmi. Pensavo alla mia vita in carrozzina e a come mi avrebbero guardato gli altri e se mi avessero accettato lo stesso. Sorprendentemente nonostante le mie indiscutibili difficoltà motorie, ho ripreso a studiare e mi sono circondato di un clima d’amore e d’affetto verso tutte le persone che interagiscono con me. La mia vita sociale non è cambiata affatto, anzi adesso mi sento sempre ben voluto e accolto e anche quando mi danno una mano per trasportare la carrozzina non mi sento per niente una persona con un handicap >>.