Lo stress cronico che colpisce la società contemporanea. Questo è il nucleo tematico di “Burnout”, la mostra del collettivo di artisti sardi che usa l’arte come strumento di denuncia. Dalle opere si evincono stati di ansia e depressione trasmessi dalle prostitute ritratte da Amirah Suboh, donne che sembrano cercare una nuova identità lontano dagli stereotipi di genere. Un male di vivere che non risparmia chi si afferma nella società come gli uomini della trilogia dai colori ocra che disegnano un successo grigio dallo sguardo vuoto. Chi osserva percepisce angoscia e dolore perenne, emozioni che emergono con forza dalla stanza fredda dove una donna che dorme, come in un incubo spaventoso, sta per essere attaccata da uno squalo simbolo di un sistema sociale che divora gli indifesi.
Questo collettivo di artisti ha usato l’arte come critica nei confronti dei costumi contemporanei e di una società ormai decadente, che causa stati di ansia e depressione; le loro opere fanno esplodere prima negli occhi, poi nella psiche, la crisi dell’uomo moderno. La mostra è visitabile in via XXIX Novembre, n. 5 a Cagliari fino al 31 gennaio.
“Burnout” è un’esposizione inserita nella terza edizione di Cagliari Urbanfest, che porta in seno un carattere introspettivo. Su questo tema si sviluppa l’espressione artistica ed i viaggi a metà fra metafisico ed onirico di Gianluigi Concas, Tonino Mattu, Michele Pau, Nicko Straniero, Amirah Suboh.
Ogni artista ha una precisa cifra stilistica: Tonino Mattu usa una chiave di lettura sovente sarcastica, rafforzate dalla metonimia e dalla metafora; Michele Pau raffigura individui che non riescono a definirsi nella loro personalità che è bipolare e poliedrica come fossero maschere della civiltà dei consumi; Nicko Straniero, crea opere sospese tra lo spazio della contemplazione e quello dell’azione, per scardinare i ruoli di genere; Amirah Suboh parte dalle prostitute degli Anni ‘30 per ribaltare le sovrastrutture sociali e dare nuova vita alla figura femminile, impregnata di teorie fondate sulla supremazia maschile e Gianluigi Concas che si esprime con quattro acquerelli e un’opera a olio rappresentando oggetti di vita quotidiana abbandonati dall’uomo, che non dà loro il giusto valore.