Cadeva novembre del 1958, un giorno come tanti altri. La sveglia trillava alle 5:45 del mattino a stroncare il sonno ed a ricacciare Morfeo fra le nubi dell’Olimpo. A fatica riuscivo a strappare il corpo dal letto, arrivai in bagno per lavarmi la faccia…
ma… la faccia non c’era!
Sì! Non c’era!
Sullo specchio del bagno non era riflessa la mia faccia!
Due erano le cose: o lo specchio era scioperato o mi avevano mozzato la testa!
Nel dubbio portai le mani al viso con i polpastrelli delle dita tremanti e sudaticci che nascondevano l’ansia…
ma… la faccia non c’era.
Come fare!? Cosa fare!?
Un corpo senza testa non entra a lavorare in fabbrica, non può mangiare nè sentire; cosa può fare uno senza testa? La risposta fu repentina ed immediata …niente!
Sono forse pazzo? Ho perso la testa!
Rientrai in camera da letto e mi misi a sedere sul bordo della branda con la schiena ricurva e le mani sulle ginocchia in posizione di estrema prostrazione.
Sono solo con una valanga di pensieri veloci e cattivi.
E’ adesso che faccio senza faccia!?
Le sigarette sul comodino e la bottiglia di Jack Daniels erano lì che prendevano polvere come le mie paure; presi una maschera carnevalesca e la indossai, ed eccomi dinnanzi allo specchio…
ero un uomo chiamato licantropo, un uomo con la faccia da licantropo!
Il mondo è misantropo e non ama nemmeno gli animali… figuriamoci me.
Adesso ho una faccia da pettinare…
ho una faccia che non posso portare in giro per la città…
mi resta la notte ed alcune feste da abitare.
Surreale, creativo e a tratti metaforico. Bravissimi!