C’era una volta una Golpe che riusciva a fuggire dai leoni e metteva lacci agli uomini.
Ma un giorno, si ammalò di depressione e non riuscii più a fuggire dai leoni
né a mettere i lacci agli uomini.
Chiusa nella sua tana si leccava le ferite della psiche, si raccomandava agli Dei e leggeva le
metamorfosi di Ovidio.
Leoni ed uomini si sollazzavano al sole, mentre lei, pensava a come fotterli con maniere nuove.
Dalla malattia non si può scappare se non la chiami per nome, se non la riempi di coccole, di
attenzioni e di carezze.
È così!
Anche una Golpe conosce i lacci, i lacci della malattia ed il mondo chiuso in una via.
Adesso i ricordi si fanno reali e proiettano insegnamenti di Madri.
Nel tempo della malattia si proietta la felicità al passato o al futuro,
perché il presente è una merda che non si afferra!
Lì, distesa nel pagliericcio, lei ricorda i giorni migliori
e là fuori, donne e fiori, contro deserti interiori.
Il principio della vita a che ora lo danno in TV?
Perché io non so più che giorno è… che anno è… questo, amore mio, è il tempo di morire per te!
La Golpe sapeva che era necessario un golpe, e allora via! Con le rivolte delle rivoltelle!
Tutto cade intorno a me. Passano gli anni marchiati dal dolore.
Uomini, quasi tristi, intonano inni a donne vogliose ed a Bacco.
Ma la Golpe sa che tutto ha un principio ed una fine.
Ha contato i suoi giorni di dolore, le eclissi del sole.
Scende una pioggia di diamanti sono lacrime di Madri.
La Golpe si è leccata le ferite ed ora non ha bisogno di scappare.
È un leone, è un uomo, è una Golpe.
Così… imparando a conoscersi… vive oltre!