La prima donna della Magnum in mostra a Cagliari
Fermare immagini, raccontare storie.
Attraversare il mondo con una macchina fotografica alla ricerca della luce, ma anche alla ricerca dell’uomo nella sua quotidianità; alla ricerca di un nuovo umanesimo neorealista che catturi impressioni di vita; passando dal cinema ad un garzone che vende torte nuziali, per poi arrivare a Pamplona alla corsa dei tori. La fotografia è arte e verità; trasuda le storie delle vite catturate da un obiettivo, aprendo nuovi punti focali. Una foto non è mai oggettiva, ma soggettiva, perché l’orizzonte dell’uomo non collima con l’orizzonte di un altro; e così nascono dentro di noi emozioni diverse a seconda di chi guarda la foto.
L’arte fotografica sovente assume connotati di denuncia sociale: dalle guerre alle manifestazioni operaie, ai diritti animali – come l’iconica immagine di Inge Morath, in mostra a Cagliari in questi giorni, del lama costretto in un taxi a New York. E naturalmente le mille e mille meraviglie del mondo. L’occhio di chi guarda una foto per la prima volta è un occhio vergine, che riesce a sviluppare una nuova conoscenza e una nuova coscienza.
L’artista austro-americana riuscì infatti ad esprimere la complessità dei sentimenti e a trasmetterli. A lei non interessava solo scattare foto alle celebrità. Difatti oltre al celebre scatto a Marilyn Monroe, fuori dal set che balla sotto un albero, o quello alla sempre elegante Audrey Hepburn, ci sono anche le immagini che immortalano persone comuni nelle loro diverse attività quotidiane.
Sono tenere le immagini che immortalano il marito e della figlia; suggestivi i panorami, dalla terra natale austriaca (Graz, 27 maggio 1923) alle mete dei suoi viaggi di lavoro intorno al mondo, Europa, America, Russia e Cina… Come giornalista nei suoi albori e infine fotografa, assunta dalla famosa agenzia Magnum, la prima donna a riuscirci. Fino alla scintillante “Grande Mela”, dove il suo pellegrinare l’ha portata a vivere col secondo marito, il drammaturgo Arthur Miller, e i loro due figli, Rebecca e Daniel, fino alla fine dei suoi giorni. Il 30 gennaio del 2002 è venuta a mancare.
E proprio allora gli eredi hanno trovato in casa un rullino ancora da sviluppare; dentro le ultime foto scattate dalla grande artista nella sua abitazione. Tra queste anche la ripresa di una immagine stampata del suo viso giovanile – oscurato da un ramoscello di foglie secche, che lasciava scoperti solo i suoi occhi, profondi e penetranti.
“Scattare foto era diventata una necessità e io non volevo rinunciare a nulla” – Inge Morath.