<< L’autismo è non sentire ciò che dicono gli altri, è il proprio mondo che si perde nella luce >>.
Il 2 Aprile, Giornata mondiale dedicata all’autismo, ci offre l’opportunità di pubblicare tre scritti (l’autismo di Giovanni, Claustrofobia e Il mio mondo capovolto) al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tipo di disturbo. Dargli una voce, in modo che quando ognuno di noi si troverà davanti a chi non ci ascolta, davanti a chi non ci può capire, ci sia della tenera comprensione e non delle fredde urla di rimprovero. La volontà di traumatizzare per farsi sentire a tutti i costi, da chi ha scelto per difendersi di fuggire da questo mondo di folli, per rinchiudersi nella propria fantasia. Interrotta da atteggiamenti meccanici e ripetitivi, quasi costrette interruzioni dalle visioni che ci dà quel mondo, che in fondo siamo così fortunati di poter visitare, quando vogliamo.
L’autismo di Giovanni
Soffrivo nel vedere quegli occhi spenti
Le cicatrici erano lì
A ricordare l’inferno dei miei giorni
Non riuscivo a venirne fuori
Live or Die
La bocca impastata e la lingua che frugava i denti
La notte attraversava i suoi occhi
I suoi occhi spenti
Rigurgiti di vite perfette sparse per la stanza
Il tempo della malattia e la sua violenza
Quegli occhi i suoi occhi
Funzionavano ad intermittenza
Vita minima vita dell’anima mia
Nessuno aveva quella forza…
Le persone affette da autismo spesso vengono relegate dalla società alla marginalità; marginalità che si chiude fra le pareti di una camera o un ospedale, nessuno è immune da disturbi del comportamento nel corso della loro vita e tutti possono incontrare difficoltà in maniera diretta o indiretta, la diversità che ricopre come un involucro un soggetto autistico, non è un castigo anche se il dolore non attira sguardi; mi preme ricordare che la diversità, la vita che non scorre in binari predefiniti ma su assi sconnesse, è fonte di ricchezza e questo lo può constatare chiunque si rapporti ad essi, medici, operatori o famigliari; nella mia diversità oggettiva per chi guarda il mondo dalla sua finestra, trovo ogni mattina la forza di strappare il corpo dal letto, sciacquarmi la faccia con l’acqua fredda e rapportarmi al giorno che si pone dinnanzi; il mio mondo non è il loro mondo, non è il loro mondo comodo ma ci vivo bene lo stesso.
In questo periodo complicato causa pandemia, i ragazzi che presentano difficoltà, si trovano di fronte un Everest da scalare soprattutto con loro stessi, perché gli stop imposti da regole molto rigide ci lascia molto di più con i nostri pensieri anche i più infami e le paure. Si spera che questa condizione finisca il prima possibile e che si possa tornare a essere impegnati e tornare a ruggire come un leone in mezzo al branco.
Cosa è la diversità? Cosa è la malattia? Cosa è l’autismo?
A questi quesiti non si trovano risposte facili, io sono dall’altra parte della barricata ed un giorno come altri mi sono trovato catapultato nel tempo della malattia, nella diversità, la malattia in realtà per quanto concerne il disagio autistico è un lento processo graduale, essa è celata nelle viscere da tanto tempo, solo quando riesci a darle un nome ti accorgi di essere un diverso, diverso sono sempre stato diverso, diverso ma non pazzo o folle; ho cercato nel buio le ragioni del mio malessere ed ho scoperto che si è evoluto a tal punto perché aveva delle radici ancestrali radicate nella memoria storico – personale e nell’ambiente in cui sono cresciuto e vissuto; il disagio di cui sono vittima è una forma di difesa, nei confronti del mondo che non riconosco più, mi scorre veloce accanto ma non è mio!
Claustrofobia
Sono chiuso nel mio corpo.
scappo con la mente in quello spazio sotto di me
che si apre libero su un paesaggio senza fine,
io sono lì con loro che volo, non voglio essere qua e soffrire.
Si soffre soli senza nessuno.
La diversità è un plus – valore, fa vedere la realtà da altri punti di vista, punti di conquista estremi e sensibili che gli altri non riescono a scorgere, così mi incanto al tramonto, così mi stupisce un volo di rondini, così sto molto meglio così.
Il mio mondo capovolto
Danzava la polvere nella mia stanza
La scorgevo appena dai miei occhi semichiusi
Era un volo di rondini nei cieli di Maggio
Agli angoli della mia bocca la bavetta bianca sapeva di aranciata
I ragni erano compagni di scalate di montagne in una vita senza sale
Pagavo il mio dolore il doppio in solitudine
Leone da savana in una giungla urbana muta
Metamorfosi di dolori
Per vedere un mondo a colori…