Il sole fatica ad entrare in una casa invasa dal dolore
colletti bianchi di ventiquattrore con una possibile soluzione
nè cure né luoghi per i miei atroci ricordi
la morte che sale le scale la paura che si fa sentire
Madre coprimi gli occhi sarebbe meglio non vedere
ho fatto a pugni con il mondo per un pugno di mosche
ed ora viaggio senza bugie nelle tasche
lascio correre il passato su lande deserte
nelle mie vene aperte l’involuzione si sente
non è una sconfitta fa parte del gioco della vita
il mio cranio è una cripta dove mi raccolgo per difesa
a preparare la guerra
sì la guerra è tutto quello che succede
fanti e fantocci hanno lo stesso male di vivere
perchè nessuno gli ha mai insegnato a ridere
dopo che il verbo sulle labbra divenne carne
conobbero i dolori di un mondo infame
non macchiarti di ignomia nella tua via
tutto il mondo si chiude in poche strade
ed io ero lì un bambino con il sogno di volare
non conoscevo nulla di me e del mondo
ma di certo il mondo non mi ruotava attorno
aveva altri assi ed io lì a raccogliere sassi
Madre non ricordo i tuoi seni ma porto nel sangue il tuo latte
quante batoste quante lacrime piagnistei sterili che toccano l’anima nel profondo
qui a sud del loro globo a sud del loro oro a sud delle loro tavole
scrivo le mie pagine di una vita al margine
adesso puntano il dito note decadenti su uno spartito
dove per tutti sono un pazzo invertito
non ho telecomando per cambiare il corso dell’esistenza
ed allora lì nella stanza con la vita che brucia.