Con una strage negli occhi è fuggito dalla Siria devastata dalla guerra. Oggi Marios Issa, studente di 23 anni, da pochi mesi in Italia, lotta per una vita normale. È originario dei dintorni di “Tartoùs, una città sul mare, – dice – come Cagliari”. Ricorda un momento terribile: un’esplosione alla fermata di un autobus vicino a casa sua, che fece molti morti. Tutti studenti, come lui. La sua famiglia è stata risparmiata dalla violenza del conflitto: vivevano in una zona relativamente sicura.
“Uscire dalla Siria è stato davvero difficile”, racconta Marios. Lui però rifiuta il percorso abituale di chi scappa dalla guerra: non vuole lo status di rifugiato, che gli impedirebbe di poter riabbracciare i suoi cari in Siria. Grazie al visto di studio, che gli ha cambiato la vita, è riuscito ad evitare il servizio militare e quindi la guerra. Marios è stato fortunato. Con il lasciapassare da studente può evitare di chiedere asilo, così non deve rinunciare alla possibilità di tornare nel suo Paese prima di avere il passaporto italiano. “È un miracolo”, esclama pieno di gratitudine.
Marios è arrivato in Sardegna lo scorso ottobre grazie all’aiuto del monastero di Mar Musa e di Suor Dima che continua ad essere il punto di riferimento della sua comunità. Ma la rete di volontari che ha lavorato per portare lui e altri otto ragazzi fuori dal Paese è molto più estesa. È soprattutto grazie agli operatori e al lavoro dell’ambasciata italiana in Libano che sono riusciti a fare i documenti per arrivare nel nostro Paese.
Issa racconta della sua felicità quando gli è stata prospettata la possibilità di studiare in Italia. Certo c’è la nostalgia per le persone care in Siria e per i tanti amici sparsi per il mondo.
Ma la gioia di essere qui prevale sui problemi di ogni giorno e sull’incertezza del domani.
A dispetto delle difficoltà di comunicazione iniziali, il volontariato è stato in grado di offrire non solo l’ospitalità ma anche i primi passi verso una concreta integrazione. È nella comunità di casa Emmaus ad Iglesias che Marios ha fatto le sue prime amicizie in Italia e molte altre ne sono seguite quando, per frequentare l’università, è stato ospitato dai gesuiti a Cagliari col sostegno della Comunità di vita cristiana. Nel frattempo Marios e gli altri studenti siriani hanno imparato l’Italiano nei corsi per stranieri dell’ateneo. “I sardi sono molto gentili quando vedono una persona di un altro Paese, non ho avuto nessuna difficoltà a fare amicizia”, osserva il giovane.
Pur riconoscendo di avere avuto “un’opportunità unica”, Issa vuole essere considerato né più né meno che uno studente. Nella vita normale che sta costruendo, accanto allo studio c’è la passione per la fotografia e il desiderio di viaggiare. “Visitare il Vaticano era il mio sogno sin da bambino – dice Marios -, ricordo ogni passo fatto là”. Il viaggio a Roma è stato il momento più bello della sua permanenza in Italia.
Ma non è stato l’unico: ad aprile Marios ha corso la Milano Marathon per la Compagnia del Perù, una onlus che aiuta i più piccoli. Quando gli è stato proposto non ha avuto dubbi. “Da noi in Siria ci sono tanti bambini poveri, sappiamo cosa vuol dire. È stata una esperienza indimenticabile”, negli occhi di Marios compare una luce di speranza. “La cosa più bella è aiutare gli altri”.