a cura della Redazione. Figlio dell’Astrattismo geometrico, Giuseppe Tamponi si inserisce nel panorama culturale mondiale grazie ad una produzione artistica varia dal tratto prettamente originale. I nostri occhi vengono rapiti dalla mostra pittorica, allestita nel grande spazio espositivo, ubicato in Viale Regina Margherita a Cagliari, in un’Antologica dal titolo “Labirinti dell’Intelletto”, organizzata e curata dall’associazione Amici dell’Arte.
La mostra racchiude le opere di un ventennio, dal 1998 al 2018. L’artista sardo, originario di Lanusei, ci ha accolto con entusiasmo,ed approfittando della sua disponibilità lo abbiamo intervistato. Alla domanda su quale sia stato il suo percorso artistico, Giuseppe Tamponi risponde : “la mia carriera artistica nasce in una bottega d’Arte nazionale, in cui osservando il maestro Mario Schifano e i suoi allievi, ho acquisito le tecniche base. Ho iniziato il mio percorso ispirandomi all’Astrattismo geometrico, è la geometria che forma i quadri”. Da questo concetto arriva a percorsi complessi di lunghe e continue sperimentazioni labirintiche con passaggi di colori voluti e ricercati; miscelando quelli primari per crearne sempre nuovi. Nei suoi quadri, dice, “non esistono solo i colori, ma le sonorità, gli echi e i
riverberi”.
Le sue creazioni sono originali. Nei suoi viaggi in America subisce influenze che lo porteranno ad una evoluzione tale da essere definito “astrattista cosmico”. A differenza della tecnica pittorica denominata dripping elaborata da Jackson Pollock, in cui il colore viene lasciato gocciolare o schizzato, definita anche pittura a getto, quella di Giuseppe Tamponi non è mai casuale; ogni opera rappresenta un tema cercato e attentamente studiato. E’ un connubio tra il razionale e il sentimentale.
Usa i pennelli secchi e rigidi con colori ad olio e acrilici, creando sfumature a ventaglio per ottenere movimenti ellittici cosmici, bidimensionali, a rappresentare correnti marine e fenomeni naturali.
Se nell’arte contemporanea ciò che è sufficiente è il pensiero, chiediamo quale sia il suo: “io mi fermo dinanzi alla natura che è fonte primaria della mia ispirazione, come pe
r esempio la foresta amazzonica. La mia forma d’arte mira a sensibilizzare l’opinione pubblica contro l’inquinamento e il depauperamento dell’ambiente”.
“Intitola la mostra Labirinti dell’intelletto, perché?” : “Rappresenta le strade della vita, complesse e non facilmente raggiungibili, come se la mente cercasse continuamente dei percorsi”.
Ha esposto i suoi quadri a Tokyo, nel Principato di Monaco; la più importante esposizione l’ha realizzata nel 2012, dove ha vinto la medaglia d’oro al tredicesimo salone internazionale di Cannes; “Qual’é il suo rapporto con il mercato dell’arte? Cosa consiglierebbe a un artista emergente?”
“Non è per niente facile, in Sardegna vi sono poche opportunità per esporre i propri dipinti, pertanto è necessario varcare i confini non solo nazionali. Il rapporto tra artista e mercato d’arte è molto difficile in quanto questo ambiente è difficile talvolta saturo e non privo di lucratori . L’unica via dell’artista per farsi conoscere e divulgare le proprie opere è organizzare delle esposizioni.
L’impressione avuta osservando le sue opere è stata quella di trovarsi dinnanzi ad una continua ricerca labirintica, che si perde nel suo tratto segnico, difficile da cogliere. Questa
pittura si ispira sempre alla realtà esterna del fenomeno naturale, tradotta in forma astratta, tutta da interpretare e dà origine a una serie di letture sempre diverse e soggettive.
Alla base dei suoi lavori c’è il messaggio di un auspicabile contributo dell’arte astratta alle grandi tematiche ambientaliste. E noi della Redazione web “la senti questa voce”non possiamo che concordare con tale interpretazione, certi che ogni lettura dell’opera non fa che ampliare ed arricchire il significato complessivo dell’espressione artistica dove è facile perdersi nel delirio apparente e caotico di linee che si intersecano all’infinito.