Di Maia La Sartiglia sta per tornare: una esperienza che abbiamo vissuto lo scorso anno con il gruppo del Centro diurno di Selargius.
Ore 8.30: eccoci qua riuniti, utenti e operatori nella stazione ferroviaria di Cagliari. Dopo aver fatto i biglietti partiamo alle 9.30 per intraprendere e assaporare il viaggio in direzione Oristano e partecipare alla 551° edizione della corsa alla stella.
Arriviamo a destinazione giusto in tempo per assistere al primo atto ufficiale, ossia la vestizione de su Componidori: il capocorsa protagonista assoluto della Sartiglia. Dopodiché la festa può iniziare, con i tamburini e trombettieri e la sfilata in costume dei diversi personaggi tradizionali.
Parte la corsa alla stella de su Componidori e su Segundu, a cui segue la discesa degli altri cavalieri. Infine nella corsa finale, il protagonista disteso sulla schiena del cavallo al galoppo, benedice tutti i presenti.
Questo è un carnevale di spettacolo, non solo rito magico, inteso a mondare il corpo e l’anima da ogni contaminazione. È un’esibizione e coraggio di contadini e artigiani balenti e valorosi, dove l’unico reale avversario è la propria sorte, ovvero la scommessa con il destino.
Innalzata la spada, il cavaliere si scaglia al galoppo contro un astro lontano, sospeso a un filo. Se lo infilza, l’annata sarà colma di fecondità; se lo manca, di mesti presagi. Si contano le stelle infilate per avere un pronostico sul raccolto: “Ad altri anni meglio, per il futuro”, gridano quando i cavalieri rientrano dalla contesa.
I nostri sartiglianti, con maschera e costume, con le loro azioni diventano eroi della città, portatori di benessere, prosperità e fortuna. La storia è destinata a ripetersi: colori folcloristici, sacralità popolari e spettacolarità acrobatiche.
Di stelle ne sono state prese tante e non so quantificarne il raccolto in quanto siamo dovuti ripartire mentre lo spettacolo era ancora in corso. Stanchi ma soddisfatti e con una vena di melanconia perché ci siamo lasciati alle spalle anche le pariglie, dove ai cavalieri, sulla groppa dei cavalli al galoppo, è concesso qualunque spericolato e acrobatico esercizio; dove si dimostra che cosa sia il cavallo per tutti, prova di disciplina e di regolarità; e per una strana alchimia, l’uomo e l’animale sono partecipi della stessa natura.
Mangiamo un panino e poi dopo aver visto un’altra parte della Sartiglia, scappiamo verso la stazione ferroviaria, esausti ma convinti e consapevoli di aver riempito i nostri occhi e il nostro animo, arricchendolo di una cultura popolare, che si tramanda nella storia della nostra terra sarda, tanto amata e sofferta, fino ai giorni nostri.