Di Maia. Giovedì 30 marzo, all’auditorium parrocchiale Sant’Elena di Quartu, ha debuttato lo spettacolo teatrale “Cogli l’attimo”. In scena i miei amici del Centro di salute mentale, i quali si sono messi in gioco come attori, per una esperienza emozionante, esaltante e formativa.
Lo spettacolo si è avvalso della fortunatissima collaborazione del regista Elio Turno Arthemalle e la partecipazione e l’aiuto di Manuela Lai e Felice Colucci della compagnia Teatro Impossibile. In sala si sono presentati numerosi fra familiari, amici, utenti e operatori. Erano circa duecento a condividere un evento così importante e costruttivo per tutti.
Prima della recita, la dottoressa Arca del Centro di Salute Mentale di Quartu Sant’Elena ha ringraziato tutti i presenti e Roberta Murru, che ha seguito con grande costanza e ha saputo mettersi al servizio e dire anch’essa delle battute.
“Il copione è stato scritto da tutte le persone che ora sono estremamente emozionate” ha spiegato il regista Elio Turno Arthemalle. “È una composizione di storie. Partendo dalle canzoni che ognuno di noi ha scelto, le più ricorrenti che li accompagnano nella loro vita, abbiamo provato a recitarle. Questo spettacolo non è stato semplice, sono quindici i partecipanti”, ha concluso, “c’è dietro un grande lavoro, ma ci siamo fatti anche grandi risate”.
All’inizio di “Cogli l’attimo”, accompagnato dal sottofondo “Vecchio frac”, appare un uomo misterioso che raccoglie in un baule la storia di tutti. Gli attori entrano in scena uno alla volta a consegnare simbolicamente i loro oggetti e come d’incanto si bloccano, quasi a voler fermare il tempo e lo spazio.
E la storia comincia: è la vita di tre donne. Le tre bambine protagoniste, a partire dall’età di sei anni, le vedremo diventare grandi, diventando fanciulle, adolescenti e infine adulte. Mafy, Beba e Milly, sono amiche fin dall’infanzia e giocano a imitare i personaggi dei cartoni animati.
Fra un avvenimento e l’altro, si alternano le canzoni di sottofondo, quelle che rievocano il vissuto di ognuno di loro. L’uomo misterioso invece si presenta a raccontare e introdurre la storia, ogni qualvolta a scandire le fasi della vita.
Le ragazze crescono, si ritrovano davanti ai libri e come studentesse passano anche dei guai. Pensano di non farcela ma, sentito alla radio l’inno nazionale della partita di calcio Italia-Spagna, si fanno coraggio così come i calciatori e così entrano realmente in scena a cantarlo (e il pubblico ride divertito).
A trent’anni vivono delle storie d’amore tormentate, fra passioni gioie e dolori. Milly, disperata, chiede in continuazione aiuto,: è lei la più sfortunata.
A concludere lo spettacolo è l’uomo misterioso, che interroga se stesso e il pubblico dicendo: “Io chi sono? Che centro in tutto questo?”. È un anziano signore, sui settant’anni, che non ci sa dire chi è, ma sa una cosa con certezza: “Lei ama me”.
Lei è un’anziana signora, sui settant’anni, e davanti a lui dice: “ Quanti viaggi fatti assieme, Londra, Parigi… Però non rimpiango nulla. Con i miei ricordi accendo un fuoco, via gli amori passati, rifarei le stesse cose. Ora riparto da zero” dice, e guardando l’anziano signore dichiara: “Oggi riparto da te”.
Per quanto mi riguarda, una cosa che mi ha colpito è stata la ricerca dell’essenzialità nella rappresentazione scenografica: una sciarpa colorata è stata utilizzata per contraddistinguere il periodo passato e le persone.
Questa scelta, mirata a focalizzare il contenuto e la forma, è sostanzialmente la parte che più ci interessa, basata ad esprimere una certa realtà. Non è semplice raccontare una scena teatrale, con pochi elementi, poveri e disadorni, se vogliamo concentrare l’attenzione del pubblico. Devo dire che è stata una bella intuizione.
Come è stata altrettanto suggestiva lo sviluppo della storia, che si è articolata in tante vite che si sono sovrapposte e intrecciate fra loro, quasi a creare un mosaico, una composizione con tante sfaccettature diverse, per andare a comporre un amore… L’amore, tanto sognato e sofferto. Molte sono le cose che ci fanno crescere, anche negative, ma, se siamo ostinati, se abbiamo creduto e perseverato nella vita, essa ci sorridere