Teatro-terapia per prepararsi al palco della vita
Di Angel e Maia
Il 17 maggio, nel Centro di Salute Mentale di Marina Piccola, si è svolto il quindicesimo incontro del ciclo di eventi inerenti la riabilitazione in psichiatria. Per introdurre il tema del teatro-terapia, gli utenti del Csm di Isili e di Senorbì ci hanno deliziato con uno sketch comico.
Nel cortile antistante le sale, sono stati circa una ventina a sorprenderci con la recita ispirata delle opere d’arte di Francisco Goya “Los Caprichos”: una serie di ottanta stampe del 1799, atte a condannare ignoranza, pregiudizi, follie e stoltezze nella società spagnola in cui il pittore viveva.
In scena la storia di alcune donne e uomini che si contendono e chiacchierano su di un uomo imperfetto, brutto, basso ma molto ricco. Questo, nel chiedere la mano a una signora, scatena grandi pettegolezzi perché la signora non fa nessuna opposizione, anzi acconsente immediatamente alla proposta di matrimonio. A questo punto entra in scena una ballerina che si esibisce con un abito rosso tipico spagnolo. Per finire, tutti insieme prendono un telo, lanciano verso l’alto un fantoccio festeggiando l’uomo che dovrebbe rappresentare lo sposo.
L’argomento teatro-terapia non è nuovo, data la rilevanza che occupa nei percorsi riabilitativi, insieme alla scrittura creativa e ai laboratori del Centro Diurno di Quartu. Ancora una volta i concetti fondamentali dell’attività teatrale vengono riscoperti secondo una ricetta dagli ingredienti sempre nuovi. Così l’attività teatrale è vista come apertura mentale e riscoperta del sé positivo, tecnica espressiva multidisciplinare, esercizio di ruoli che preparano alla vita reale.
Infatti, l’identificazione a immedesimarsi in un ruolo, in un personaggio, comporta l’acquisizione di fiducia e il superamento dei limiti imposti molto spesso dalle convenzioni sociali. Durante la rappresentazione, il palcoscenico diventa spaccato di vita sociale che ripete, in forma ludica e mediante la finzione, l’espressività della situazione esistenziale che per un gioco scenico acquista valore di catarsi e per ciò stesso libera e veicola emozioni, comunicazione e attività simbolica.
Così anche la rappresentazione dei Caprichos di Goya diviene pretesto per esplorare la personalità del personaggio /protagonista ad opera della compagnia del Centro di Salute Mentale di Senorbì/Isili, che lavora sotto la guida e la regia di Giampietro Orrù. “Lo spettacolo ha il primo risultato di aggregare” commenta il regista, che guida anche la compagnia Fueddu e Gestu. “Abbiamo iniziato con l’attività psicofisica per poi arrivare alla messa in scena, cioè a creare delle immagini sceniche, attraverso le diverse arti del Goya; opportunità che ci ha reso assidui frequentatori, e ci si è anche molto affezionati”.
Durante la serata sono stati anche proiettati dei video dove gli attori danno spazio ai sentimenti e alle passioni nonché l’incontro con l’altro. In particolare, in un video abbastanza significativo una serie di scene incentrate sul movimento creativo, il linguaggio, gli effetti di colore, la danza, la ritmica, contribuiscono a diffondere una nuova mentalità libera dallo stigma e dal pregiudizio.
Il direttore del Csm di Senorbì ammette: “Sono molto contento di aver visto gli attori all’opera, cosa tanto interessante e sentita. Mi occupo di questo progetto e spero di portarne avanti di successivi”.
“Questo progetto del teatro è stato chiesto dai ragazzi perché innanzitutto fa parte della vita dell’uomo, a partire da quello greco e romano; è un mezzo di ascolto, per realizzarsi e aiuta a poter esprimere le emozioni”, ha proseguito Ignazia, una operatrice. “È iniziato quando abbiamo partecipato al teatro di Carbonia. Utilizziamo anche le giornate come questi eventi per farci conoscere e per conoscere il mondo che ci circonda. Sono sempre di più le richieste di poter partecipare al teatro, abbiamo fatto degli incontri anche con gli stranieri e sono state delle giornate bellissime”.
“Sono un padre e anche uno spettatore che ha avuto la fortuna di seguire questo lavoro” ha spiegato il padre di un utente, “e mentre guardavo lo spettacolo mi chiedevo dove andava a parare. Poi tutto prendeva forma e interesse. Ho trovato in tutto ciò terreno di aggregazione, dove la gente che spesso stava sola ha trovato il gusto di dialogare, di fare qualcosa; ha un ruolo e può inserirsi non solo sulla scena ma anche nella vita. Perché dentro hanno molto e trovano in tutto ciò, dignità, autostima e sicurezza”.
Poi hanno parlato gli utenti: “Facendo il tecnico alle luci, mi sono sentito più coinvolto”, “Riconosco e ammetto che con questo progetto sto imparando a espormi”, “Io preferivo stare a casa per guardare partite di rugby in tv. Ma poi ho capito che recitare due versi e far scoppiare una risata o uno sberleffo era proprio lo sport del teatro”, “Sono felice di far parte di questo gruppo perché mi da l’opportunità di ballare e recitare. Grazie a tutti”.
Una volontaria ha spiegato: “Mi trovo bene con il gruppo e spero di aver dato il mio contributo. Grazie a voi di ciò che avete dato a me”.
Poi sono intervenuti altri utenti: “Non sono io che ho scoperto il teatro ma è il teatro che ha scoperto me. Mi piace tanto regalare una risata e quando sono sul palcoscenico, dimentico tutto e penso a me. Mi diverte tanto e lo considero un riscatto per la mia vita”, “A Guasila ero fermo, non c’era niente. Ora frequento queste persone e faccio la parte del principino”.
Alla fine sono stati proiettati due filmati che raccontavano del progetto. Rilevante è stato l’incontro con gli immigrati dove tutti si abbracciavano, fra danze popolari e musiche con le quali davano sfogo a ciò che si aveva dentro. Fra esercizi in gruppo di rilassamento e, pure esibizioni improvvisate, con nastri e bastoni per sciogliere i muscoli e la mente, il risultato è stato molto suggestivo.
Il riappropriarsi del nucleo familiare e sociale, il relazionarsi col resto del mondo, sono legati tantissimo ad attività come appunto, il teatro, che libera, ci rende autonomi, da adito alla nostra personale esistenza. Come abbiamo sentito dalle testimonianze, queste attività sono fondamentali affinché non si dimentichi che condividere con noi la vita e il tempo è una risorsa per tutti.
Guarda il video dell’intervento della Dottoressa Ignazia Putzolu: https://youtu.be/jxiVxJS3cdY
Guarda il video dell’intervista al regista e alla aiuto regista: https://youtu.be/q-cB8J5BEgk
Guarda il video dell’intervista alla Dottoressa Ignazia Putzolu: https://youtu.be/67BDA_yVUDY