Dopo un anno di quarantena fra le mura domestiche, ci siamo ritrovati in redazione a pensare agli strascichi della pandemia che oltre noi ha colpito anche gli altri, soprattutto le piccole attività commerciali che hanno subito una forte inflessione economica, vi proponiamo quindi questa breve intervista, come uno spaccato di vita nel periodo pandemico di un artigiano dolciario e commerciante.
Intervista al titolare di un negozio di dolciumi tradizionali nella città di Quartucciu (CA).
- Ora siamo in zona bianca cosa pensa delle prime boccate d’aria senza il corona virus?
Bene, come potete vedere, la ripresa è netta c’è più voglia di riniziare.
- Come è cambiata la vostra realtà e quella dei vostri lavoratori con l’arrivo delle nuove norme?
Ben poco, noi abbiamo sempre rispettato le normative comunitarie sull’igiene. Dal punto di vista delle misure igieniche non è cambiato nulla.
- Il bombardamento mediatico sul corona virus come è stato percepito dalla sua persona ? Qual è stato il risultato sulla sua clientela?
In prima persona posso dire, che durante il periodo più pesante della pandemia ho sofferto sia perdite economiche che una diminuzione della clientela, perché i nostri prodotti non sono generi di prima necessità. I nostri dolci si consumano soprattutto nelle occasioni speciali di aggregazione come feste, manifestazioni, eventi religiosi e non, è mancato anche il rapporto con i turisti con i quali c’era un grande boom di richiesta, il lavoro è crollato. Per quanto riguarda me, sul corona virus non dò molto peso al bombardamento mediatico come l’avete chiamato voi, non ho avuto mai nessuna paura nè panico mi sono attenuto alle indicazioni che mi davano, di conseguenza mi sono comportato così a modo sia in zona bianca, gialla, arancione o rossa. Ho sempre mantenuto le norme igieniche e di distanziamento. Come ricordate vi è stato un periodo di zona bianca e bum… un’altra ondata di contagio. Ed è lì che stata la fregatura tutti senza mascherine e comportamenti libertini, io non ho avuto comportamenti a rischio.
- Vi è stato qualcosa che è mancato da parte delle istituzioni?
No, diciamo che a parte la confusione di informazioni, d’altronde la realtà di tutti i giorni, una realtà che non ha colpito solo l’Italia ma anche a livello mondiale, quindi penso che abbiano fatto una buona parte sia lo Stato che buona parte degli Italiani.
- Qual è l’errore dello Stato nel gestire questa pandemia?
Quello di non avere un punto fermo, cedere ai ricatti economici che vedono abbassare notevolmente il reddito di tutti, essere stato costretto a cedere delle libertà che in quel momento non era opportuno dare perché non eravamo ancora usciti dalla virulenza della pandemia e mettere quindi in rischio la salute, per il profitto non vale la pena.
- Oltre alle perdite economiche cosa ha portato con sé lo strascico della pandemia?
Dunque, perdite economiche ci sono state, io sono fortunato perché non ho spese come l’affitto, non vorrei apparire blasfemo ma quello che ho tratto dalla pandemia, ho la fortuna di avere una casa col giardino, mi sono dedicato a cose che non facevo mai, sentirmi di colpo liberato dalla zavorra del profitto è stato come andare in ferie, poi sono arrivati gli aiuti dallo Stato, e mi sono detto “che queste sono le mie prime ferie pagate!”.
- Il corona virus mette ancora paura, quali sono le paure radicate nella sua anima?
Sinceramente no, non mi ha messo mai paura se non la gente per come si comporta, non mi ha creato nessun tipo di paranoia.
- Le è mancato il rapporto sociale con la sua clientela?
Si questo si, non solo con la clientela ma un po’ con tutti, uno scotto che bisogna pagare per tornare il più presto possibile a una vita sociale come quella di prima.